Il ciclo non è un lusso

Spoiler: nessuna di noi sceglie di avere il ciclo, succede e basta. Pagare come beni di lusso ciò che rappresenta una necessità non è più tollerabile.

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Tampon Tax

Verso i dodici anni una mattina ti svegli ed hai per la prima volta “le tue cose”, è proprio in quel momento che utilizzerai il tuo primo assorbente, da li seguiranno numerosi momenti in compagnia di questo utile amico.

Tamponi; assorbenti e coppette mestruali; pillole per attenuare i crampi; intimo dalla bellezza discutibile e jeans macchiati. Questo e molto altro comporta avere il ciclo.

Fin da piccole ci insegnano che tutto questo è normale perchè avere le mestruazioni fa parte della natura della donna, quello che invece risulta anormale è dover pagare gli assorbenti come se fossero un bene di lusso e come tali vengono tassati con un’IVA pari al 22% a differenza dei beni primari- come pane, latte e libri – la cui IVA è del 5%.

Per molti stati nel mondo avere il ciclo è paragonabile alla scelta di acquistare un nuovo smartphone o un pacchetto di sigarette, un lusso che puoi scegliere se acquistare o meno: perchè secondo voi, se io potessi scegliere ogni mese deciderei di mia spontanea volontà di sanguinare dalla vagina, avere crampi allucinanti ed emicranie insopportabili?  Così ogni mese, puntuale come un orologio svizzero, ricade su di noi quell’ingiusta IVA del 22%.

Aria di cambiamento

L’ingiustizia c’è e a portarla alla luce è stato proprio un uomo. Il deputato Giuseppe Civati ha presentato in parlamento un decreto per abbattere quel muro del 22 per cento, finalmente un provvedimento che aggiungeva le confezioni di assorbenti e in generale i prodotti igienico-sanitari tra i beni essenziali. Appena l’iniziativa è stata annunciata il deputato è stato travolto da una pioggia di scherni e la Tampon Tax è diventata una barzelletta. Per attenuare l’ondata di proteste la Camera dei Deputati ha approvato nel 2019 un emendamento al decreto fiscale che abbasserà l’IVA dal 22 al 5 per cento, ma solo per gli assorbenti biodegradabili e compostabili, questi rappresentano una minima parte dei prodotti presenti in commercio e non sono di utilizzo comune – vuoi per disinformazione o per la scarsa praticità di questi ultimi – la decisione sembra più dettata da valutazioni ambientali che mirata ad eliminare una disparità di genere.

Questa lotta riguarda tutte, ma in particolar modo colpisce le donne con reddito basso, per le quali può essere addirittura un limite alla piena partecipazione alla vita sociale e pubblica, con pesanti conseguenze sulla salute sia fisica che psicologica.

Numerosi sono i paesi che stanno prendendo provvedimenti in merito, ma il traguardo è ancora lontano. Ognuna di noi può fare la differenza, anche sostenendo, con una semplice firma, le petizioni portate avanti dal movimento Onde Rosa e la petizione su Change.org.

Basta una firma per ricordare che il ciclo non è un lusso.