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lunedì, Ottobre 14, 2024

Green pass, Galli: “Con addio certificato rafforzato no vax hanno vinto”

BENESSERE E SALUTESALUTEGreen pass, Galli: "Con addio certificato rafforzato no vax hanno vinto"

(Adnkronos) – “E’ stato un errore far saltare il Green pass rafforzato. Potevamo e dovevamo riaprire mantenendo il certificato verde. E anche il ritorno al lavoro, per particolari categorie, come gli insegnanti, si poteva fare diversamente, anche valutando, caso per caso, la presenza di risposte anticorpali. Ma certo non cancellando tutto dalla sera alla mattina. Così hanno vinto i no vax e abbiamo ridotto, in maniera significativa, l’incentivazione alla vaccinazione”. Lo dice all’Adnkronos Salute Massimo Galli, ex direttore di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano.  

In questo quadro “ultimamente di vaccinazioni se ne vedono ben poche – lamenta Galli – in particolare tra bambini e adolescenti. Rimango del mio parere: sarebbe stato assai opportuno mantenere il Green pass rafforzato. Purtroppo buona parte dell’Europa ha preso la stessa decisione in un momento in cui non era il caso di prenderla, tanto è vero che è partita un’altra piccola ondata legata ad Omicron 2”.  

Poi, commentando i dati del recente studio argentino su 1,2 milioni di persone che ha confrontato Sputnik V, AstraZeneca e Sinopharm concludendo che i primi 2 hanno la stessa efficacia nel prevenire i decessi da Covid-19, osserva: “I recenti dati sull’efficacia dello Sputnik sono arrivati un po’ in ritardo. Non so francamente a chi consiglierei, oggi, una strategia vaccinale basata su vettore virale che ha dei limiti, a partire dal fatto che è possibile somministrarne al massimo due dosi, mentre già si parla di quarta dose in questa fase della pandemia. Inoltre, è probabile che la durata della protezione sia minore, anche se, pure su questo, mancano dati precisi”. 

“Per lo Sputnik – continua Galli – ci sono due elementi, in particolare, ancora da conoscere. Uno è la durata della protezione, l’altro sono gli effetti collaterali che potrebbero non essere dissimili da quelli osservati da altri vaccini a vettore virale. Una buona parte di questi dati dovrebbero esserci già ma, di fatto, non li abbiamo. Con lo studio argentino abbiamo finalmente dei dati in più, ma non bastano e sono clamorosamente in ritardo”.  

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