Alzi la mano chi da bambino o adolescente degli anni 90, non ha mai visto Ranma 1/2.
È la storia di un giovane di 16 anni Ranma Saotome, esperto di arti marziali colpito da una strana maledizione: trasformarsi in una donna ogni volta che entra in contatto con l’acqua fredda, in seguito ad una caduta nelle Sorgenti Maledette di Jusenkyo in Cina mentre si allenava con suo padre Genma Saotome.
Ho deciso di scrivere questo piccolo pensiero su Ranma perché lo sto rivedendo adesso che di anni ne ho quasi 32 e mi suscita un mix di emozioni e riflessioni che mi andava di condividere con voi.
Il fascino di un’epoca che non esiste più
Non inizierò la solita retorica del “era meglio prima” perché ogni epoca ha i suoi pro e i suoi contro, ma rivedendo Ranma 1/2, voglio soffermarmi su dei “pro” a cui ho prestato molta attenzione adesso.
In quest’epoca caotica, dove tutto corre e scorre troppo in fretta, al punto che a volte non resta nemmeno nulla di ciò che passa, non ho potuto non notare (e ricordare), che prima dell’epoca “smart, social ecc ecc”, esisteva una vita più semplice. Essendo del 90 e quindi nato praticamente nel periodo di transizione fra analogico e digitale, ricordo molto bene.
L’epoca in cui è ambientata l’opera non è specificata, ma data la (poca) tecnologia mostrata, potrebbero essere tranquillamente fine anni 80, periodo in cui è uscito il manga.
La vita scorre tranquilla ma non per questo noiosa, anzi, ogni giorno è sempre una nuova avventura e soprattutto fa strano ora vedere qualcosa dove nessuno prende, tocca o nomina tecnologie verso le quali abbiamo sviluppato una dipendenza.
Nessuno cammina con la testa china a guardare uno schermo, ci si vede in strada o nel cortile della scuola, esiste ancora l’attesa (quanto mi manca).
La leggerezza dell’opera
Nota bene: non confondere leggerezza con superficialità.
Ranma nella sua leggerezza sa raccontare anche spaccati di vita quotidiana e problemi che affligono i ragazzi, sa mostrare le debolezze degli adulti che si fingono forti, l’opportunismo e tanto altro.
Insomma in maniera scherzosa, vengono fuori anche i lati umani più “bassi”.
Ma (vissuto personale) quello che mi ha spinto a riguardarlo e ad appassionarmi di nuovo, è stata la stanchezza di un periodo di forte stress come quello che stiamo vivendo: pandemia, guerra, incomprensioni. Ero/sono stanco del continuo brusio dato dal rumore di fondo di media concentrati a darti solo pessime notizie, o da pareri dei tuttologi del web.
Avevo bisogno di Ranma per ritrovare quella voglia di sorridere.
Curiosità
- Rumiko Takahashi conosciuta come la “principessa dei manga”, è la stessa che ha disegnato altre opere di successo come Lamù
- Il quartiere di Nerima dove è ambientato Ranma, è lo stesso quartiere in cui abita Nobita Nobi protagonista di Doraemon
- Ranma in giapponese significa “confusione”
- Ranma è stato uno dei fumetti con maggior successo. Solamente in Giappone il manga ha venduto più di 53 milioni di copie.
- La serie animata non ricopre totalmente tutta la storia del fumetto originale.