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Olio di palma sostenibile, la risposta alle fake news

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(Adnkronos) – Certificazione, progressi nella lotta al cambiamento climatico, ma soprattutto gli impegni per un approvvigionamento responsabile di olio di palma che consenta di assicurare qualità, sostenibilità e assortimento sugli scaffali in uno scenario in cui la guerra in Ucraina ha messo a rischio le scorte di oli vegetali. Alla fiera di Bologna, Roundtable on Sustainable Palm Oil – Rspo e l’Unione italiana per l’olio di palma hanno incontrato a Marca, la fiera della Gdo e del Private Label, i principali stakeholder italiani, per fare il punto su un settore che nelle ultime settimane ha raccolto molte attenzioni. 

“La guerra in Ucraina spingerà molti utilizzatori di oli vegetali – spiega Monica Tommasi, presidente di Amici della Terra Italia – a tornare ad utilizzare olio di palma. In certi casi sono gli stessi che lo avevano boicottato. Noi crediamo che oggi sia importante utilizzare olio di palma certificato sostenibile perché è l’unico che garantisce minori impatti sull’ambiente, minore uso del suolo e emissioni di gas serra e soprattutto no deforestazione”. 

Si stima che nel 2050 il fabbisogno mondiale di oli vegetali quasi raddoppierà. La coltivazione di palma da olio produce da 4 a 10 volte più olio che altre piantagioni a parità di superficie coltivata, con un’impronta di carbonio da 2 a 6 volte inferiore. Una produzione più intensiva di altri oli vegetali avrebbe quindi un impatto negativo sia per il consumo di suolo e deforestazione sia come impatto sull’ambiente. Per quanto riguarda l’industria alimentare oggi l’olio di palma che arriva in Italia è per oltre il 95% proveniente da una filiera sostenibile. 

“Fortunatamente negli ultimi due anni – commenta Mauro Fontana, presidente dell’Unione italiana per l’olio di palma sostenibile – è in calo l’avversione dei consumatori verso questo prodotto e conseguentemente l’attrattività del claim ‘senza olio di palma’. Un po’ perché i consumatori hanno riconosciuto l’abuso di un concetto che non aveva basi oggettive solide, un po’ perché ai consumatori inizia ad interessare di più cosa effettivamente ci sia nei prodotti e il ‘senza’ ormai non attira più, e, infine, perché per i prodotti alimentari la salute è già chiaramente garantita da norme ed etichettature”.  

“Un olio di palma certificato Rspo – spiega Francesca Morgante, Sr manager Europe (Market Transformation) della Roundtable on sustainable palm oil – rispetta una serie di requisiti ambientali e sociali che si traducono in un impatto del 35% inferiore sul riscaldamento globale e 20% inferiore sulla perdita di biodiversità rispetto i valori fatti registrare dalle produzioni convenzionali. Per avere la certificazione Rspo è molto importante che non ci sia deforestazione quando le piantagioni vengono sviluppate, non ci possono essere nuovi sviluppi di piantagioni sulle aree di torbiera che sono ecosistemi delicati che vanno preservati, in più ci sono tutta una serie di requisiti sociali come un salario equo e dignitoso per i lavoratori, che messi insieme garantiscono che l’olio di palma immesso sul mercato non ha prodotto danni per la popolazione e l’ecosistema”.  

Avere una filiera garantita è diventato sempre più importante per i consumatori e di conseguenza le aziende sono dovute andare in quella direzione. A Bologna Marta Casella, Csr manager di Carrefour Italia, ha confermato: “Abbiamo sempre mantenuto l’impegno per arrivare al 100% di olio di palma sostenibile Rspo nei prodotti a marchio Carrefour, seguendo le evoluzioni del mercato in questi anni” .  

Le imprese di distribuzione e di produzione devono impegnarsi tutte ad approvvigionarsi di olio di palma certificato sostenibile presso fornitori che siano in grado di offrire una materia prima di origine certa, come quella fornita da Unigrà, uno dei soci fondatori dell’Unione e membro di Rspo sin dal 2007. “I nostri clienti ci chiedono di tracciare l’origine e la storia dell’olio di palma acquistato. La lista di tutti i mulini e gli indicatori di sostenibilità a questi connessi vengono resi pubblici anche sul nostro sito aziendale – assicura Marcello Valenti, responsabile Ambiente e Sostenibilità di Unigrà – e grazie al monitoraggio satellitare, si è in grado di controllare quanto avviene sul territorio, per garantire l’assenza di deforestazione”.  

“L’olio di palma certificato sostenibile è la migliore e unica alternativa all’olio di palma – conferma Vincenzo Tapella di Isf Italy, da 40 anni impegnato professionalmente nella filiera – dal punto di vista tecnologico, nutrizionale, ambientale, socio-economico e di sicurezza alimentare. Dobbiamo impegnarci insieme per sviluppare la filiera in modo sempre più responsabile.” 

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